La Leadership dell’Amore
L’amore alla base della leadership di successo
Essere leader significa pensare in un certo modo, ma anche fare una scelta: nessuno gestisce la leadership senza esserne conscio. Questa scelta presuppone il mettersi a capo di un gruppo, ma non per farsi servire, bensì per essere a disposizione e al servizio degli altri, per promuovere la crescita del prossimo (dove il prossimo è membro dell’organizzazione); alla base della leadership, o perlomeno di una leadership di successo, deve quindi esserci l’amore, inteso non come amore romantico, ma come impulso che spinge verso una determinata entità. Nel rapporto del leader con l’azienda si possono infatti riscontrare i tratti tipici del sentimento amoroso; l’amore è il fondamento affettivo della volontà, e la leadership è appunto una scelta; i tre elementi caratteristici dell’amore sono la compiacenza, ovvero il concepire la cosa amata come un bene ed impegnarsi nei confronti di quella cosa in quanto bene (il leader percepisce l’organizzazione come un bene e si impegna a promuoverne lo sviluppo ed il corretto funzionamento), la concupiscenza, cioè il desiderio che scaturisce dalla ricerca del compiacimento (il leader che desidera che i suoi obiettivi, progetti, idee siano raggiunti e si rivelino vincenti) e la benevolenza, cioè il desiderio del bene della cosa amata (un leader vuole veder crescere e migliorare la sua azienda). L’amore, che genera unità e dedizione, fa sì che l’organizzazione sia coesa e che si creino stabili condizioni di compiacenza, base essenziale per raggiungere il compiacimento ricercato, ossia il raggiungimento degli obiettivi.
Cosa significa amare l’azienda
Amare l’impresa significa innanzitutto riconoscerne il ruolo economico e sociale e sviluppare la consapevolezza che l’organizzazione è una comunità di persone che deve costituire un bene per tutti gli stakeholder, e non una struttura che permette di soddisfare esclusivamente ed egoisticamente i propri interessi personali. Ecco dunque che l’amore è alla base della fondazione e poi della gestione di una efficace cultura d’impresa, ossia di quell’insieme di valori, artefatti, clima, miti, storie e assunti taciti e condivisi che costituiscono il carattere dell’impresa, quel nucleo invisibile che guida il modo di pensare, di agire e di valutare dei membri del gruppo.
Gestire l’amore
L’amore verso l’azienda deve saper essere gestito; è di fondamentale importanza che sia usato alla stregua di una strategia per aumentare il fatturato dell’azienda. Il leader non sarà mai l’azienda; l’azienda è fatta di tutte le persone che lavorano per essa ed è il risultato del loro lavoro, che il cliente apprezzerà o meno. Queste persone, e dunque l’azienda, non potranno mai trasmettere al cliente la sensazione di star loro veramente a cuore se, a loro volta, non si sentono amati ed apprezzati dal proprio leader. Nessuno è in grado di dare amore se non lo ha prima ricevuto, e dunque uno dei compiti primari del leader è quello di trasmettere ai suoi collaboratori un profondo e sincero sentimento di apprezzamento, di gratitudine e di fiducia: bisogna ricordare infatti che l’amore nell’organizzazione si declina in passione per il proprio lavoro, rispetto e solidarietà organizzativa. Solo quando i membri del gruppo saranno amati, allora saranno in grado di dare ai loro clienti e fornitori quell’attenzione che meritano di avere.
Orientamento all’amore
Un leader non è mai una persona arrivata, ma come tutti è in costante crescita, e come tale soggetto a debolezze e ad errori. Essendo umano, non può avere sempre e subito tutte le risposte che il caso necessita, e non tutti i suoi comportamenti nei confronti degli altri membri dell’organizzazione sono in sintonia con i sentimenti di amore ed altruismo che da lui ci si aspetterebbe; l’importante è che egli rimanga fedele alla sua scelta di ispirarsi all’amore come principio fondamentale. È vero che l’amore è una pura astrazione, tuttavia ciò non toglie che una azienda non possa ispirarvisi. Gli uomini per le loro azioni ed idee sono motivati dalle emozioni, ed un leader che si ispiri a solidi principi eterni ed universali è un leader che sa governare le emozioni, e dunque le persone.
La difficoltà di amare
Essere leader è difficile e pochi possono veramente esserlo, poiché tutti vorrebbero provare amore, tutti vorrebbero avere un’azienda efficiente dove regni armonia e serenità, ma ben pochi sono disposti a mettersi in discussione e a rivedere i loro atteggiamenti, preferendo dare la colpa agli altri per i propri insuccessi. Lasciarsi trascinare dalle proprie emozioni, anche se queste ci fanno vivere male, è decisamente più semplice dell’assumersi la responsabilità di perseguire determinati valori (che peraltro arricchirebbero la nostra vita).
I principi nelle persone sono innati, ma per poterli utilizzare si ha bisogno di qualcuno che aiuti a riscoprirli: il leader. Troppo spesso i datori di lavoro sono assorbiti dalla smania di far quadrare le questioni economiche della propria azienda, e per questo trascurano i suoi collaboratori; ecco perché essere il manager non significa essere il leader. Un leader aziendale è colui che fa la differenza, colui senza il quale non ci sarebbero cambiamenti e dunque non avverrebbe progresso. Le aziende, in quanto prodotto umano, hanno bisogno di rinnovarsi in continuazione se vogliono restare competitive, ma rinnovarsi non vuol dire soltanto lanciare nuove linee di prodotti, offrire nuovi servizi o elaborare strategie innovative; significa captare i segnali che arrivano dal mercato e strutturare l’azienda, e dunque le risorse umane, in modo da essere in grado di rispondere adeguatamente.
Responsabilità, reciprocità
Anche la responsabilità trova i suoi fondamenti nella logica dell’amore: in un contesto basato su questo valore, la responsabilità è collettiva: nessuno è eccessivamente colpevolizzato, e soprattutto non si fanno ricadere tutte le colpe sul più debole. In un gruppo che lavora bene, meriti e colpe sono sempre del gruppo; si tratta di modalità di vivere e produrre che sono condivise e dunque accettate da tutti. Dinamiche non basate sull’amore fanno esattamente il contrario: escludono i protagonisti, soprattutto i più deboli, per adeguare il vivere e il produrre a pochi. Solo chi ama considera l’azienda su un piano veramente collettivo. Fingere l’amore porta, a lungo andare, all’autodistruzione o per lo meno al peggioramento delle condizioni di vita del gruppo e dell’azienda. Ecco dunque che scambi segreti, spionaggi, dossier confidenziali, controlli sull’informazione e simili strumenti altro non sono che un elenco di pretesti che danneggiano l’organizzazione.
Altro punto importante è che non esiste nulla di dovuto, e fulcro di tutto deve essere la reciprocità. L’amore si attiva nel gruppo proprio nel momento in cui sono reciproci il riconoscimento, la valorizzazione, la protezione, la produzione. Tutti gli attori partecipano insieme alle dinamiche organizzative.
Il lato umano dell’azienda
L’azienda basata sull’amore è un’azienda che ha a cuore la dimensione umana dell’organizzazione, che poi è anche quella più importante. La motivazione al lavoro delle persone viene direttamente dall’interno delle organizzazioni, dalla cultura favorevole e accogliente, dalle emozioni positive. L’amore, per le persone, è il fondamento degli incentivi al lavoro, e l’azienda moderna si basa proprio sull’incentivo. Fino agli anni ’60 l’incentivo principe era di tipo coercitivo: “se tu non lavori nel modo e nei tempi che dico io, io ti licenzio”. Quando negli anni ’60 lo statuto dei lavoratori ha introdotto il licenziamento per giusta causa ed il salario garantito, si è passati alla fase “della carota”, ossia si ha basato tutto sui premi e gli incentivi in denaro. Negli anni ’70, con la riforma tributaria, anche la politica del merito inizia a svuotarsi di contenuto, e si passa alla logica del potere, con i suoi simboli, la sua liturgia, le sue medaglie. Ma la logica del potere ha basi effimere, e così oggi siamo in piena “fase dell’amore“, amore del leader per i propri collaboratori, e di rimando dei suoi collaboratori per l’azienda.
L’identificazione con il leader
Proprio grazie alle pulsioni di amore si possono sviluppare processi psicosociali di identificazione con il leader. Questa spinta all’identificazione può avvenire in due modalità:
- incorporazione nella conoscenza: i collaboratori amano il leader, e vorrebbero almeno in parte essere come lui, vorrebbero comportarsi in modo che lui li approvi. I collaboratori tendono allora ad aggregarsi come gruppo perché incorporano nella propria conoscenza delle valenze superegoiche del leader.
- incorporazione nell’ideale dell’Io: il leader fa appello ai sentimenti di amore e alle tendenze narcisistiche dei collaboratori, i quali incorporano alcune caratteristiche della personalità del leader in quello che viene definito Ideale dell’Io. Ciò vuole anche dire che essi cominciano ad augurarsi di diventare come lui. Sulla base di questo appaiono tra di loro delle emozioni di gruppo.
Conclusione
Chiudo questo articolo con la citazione di un’intervista a Philippe Starck (architetto e imprenditore della Starck Product, fortunata azienda di prodotti di design) del maggio 2005, che in qualche modo riassume quanto fin’ora detto: “…e poi tutto deve avere una sua etica. Personalmente non lavoro per i clienti. Io faccio cose per la mia tribù, la mia comunità culturale. Ho il dovere di servirli e non cerco di piacere a tutti. La mia ispirazione? Amore, passione, amore, passione, amore…”.
© La leadership dell’amore – Laura Liguori