Analogie e differenze tra Coaching e Counseling
Spesso si fa confusione fra due attività apparentemente simili, in realtà distanti fra loro.
Il coaching è uno strumento prezioso di sviluppo organizzativo.
Il sito dell’International Coaching Federation (ICF), la Federazione che raccoglie il maggior numero di coach nel maggior numero di nazioni, riporta la seguente definizione: “ Il coaching è una relazione che si evolve mantenendo costante il proprio focus su clienti che stanno agendo per realizzare i propri sogni, i propri obiettivi e i propri desideri. Il coaching usa un processo di esplorazione e di scoperta personale per migliorare il livello di consapevolezza e responsabilità del cliente e fornisce al cliente struttura, supporto, feedback. Il processo di coachingaiuta il cliente sia a definire sia a raggiungere obiettivi professionali e personali più rapidamente e più facilmente di quanto sarebbe possibile altrimenti “.
Questa definizione evidenzia alcuni elementi qualificanti del coaching:
o il coaching è un tipo di relazione;
o il fulcro dell’attenzione è sempre e comunque il cliente;
o come tutte le relazioni, è una relazione che si evolve e che attraversa diverse fasi;
o è il cliente che agisce per realizzare i suoi sogni, i suoi obiettivi, i suoi desideri;
o il coaching fornisce al cliente struttura, supporto e feedback per il suo cammino;
o all’interno della struttura, il cliente mette alla prova le proprie capacità e diventa più consapevole di quello che è e di quello che sa fare;
o una delle funzioni principali del coaching è quella di aiutare il cliente a definire degli obiettivi di miglioramento, traducendo vaghe aspirazioni in specifici risultati da raggiungere, sia in campo professionale che personale;
o il coaching è una sorta di “catalizzatore” del miglioramento, nel senso che con il supporto del coach il cliente viaggia più velocemente nel suo percorso di sviluppo.
La difficoltà è capire come una relazione caratterizzata in questo modo possa essere concretizzata in azienda: si parla infatti di “sogni” dei clienti, di “processi” di esplorazione e scoperta personale… come possono essere questi elementi inclusi in un processo aziendale, in particolare in contesti produttivi? Come possono i desideri dei clienti, dei singoli coachee, essere conciliati con i desideri dell’organizzazione, del committente, tanto da far sì che l’azienda paghi un percorso di coaching al suo dipendente? Diamo una prospettiva decisamente più aziendale ed operativa sul coaching inteso come strumento di sviluppo di competenze.
Il coaching è:
– un processo di acquisizione e di applicazione di competenze professionali e manageriali.
– basato su di una metodologia precisa (protocolli) e caratterizzato da un preciso orientamento alla persona;
– Condotto da un professionista qualificato (il coach).
Il coaching si svolge in ambito lavorativo, articolandosi in una serie di incontri (sessioni) tra il coach e i singoli partecipanti.
Nell’ambito degli obiettivi dell’iniziativa di coaching, il coach e i singoli partecipanti (coachee) lavorano su performance e competenze specifiche concordate con l’azienda e aventi un impatto diretto o indiretto sui risultati di business- con una prospettiva a lungo termine di sviluppo delle competenze del coachee.
Il coaching prevede, da parte del coach:
o la stimolazione delle risorse e abilità uniche del coachee per il raggiungimento degli obiettivi concordati;
o l’integrazione di tecniche o strategie comportamentali specifiche a seconda dei bisogni del coachee;
o il fornire una prospettiva da osservatore, funzionale all’acquisizione di competenze tramite processi di apprendimento dall’esperienza.
Affinché l’intervento di coaching abbia successo, l’azienda deve avere:
o individuato dei risultati di business da raggiungere;
o creato un piano strategico per raggiungere questi risultati di business;
o individuato i criteri chiave di performance che la sua forza lavoro deve consolidare o migliorare per implementare il piano strategico;
o scelto il coaching a ragion veduta, come strumento per supportare le persone nell’implementare il piano strategico, in particolar modo dove tal implementazione richieda ai dipendenti di mettere in campo competenze nuove o più evolute.
Se queste condizioni sono presenti e sono chiaramente comunicate ai coaching, si parte già a “ventre a terra”: fin dai primi incontri si percepisce una forte motivazione da parte dei coachee e si lavora subito su questioni rilevanti per il miglioramento della performance. In caso contrario, si dovrà dedicare parecchio tempo, all’interno delle sessioni di coaching, a spiegare il quadro generale, oltre che a vincere la naturale diffidenza iniziale.
Nel primo caso il coach è percepito chiaramente come “partner” e “supporto”: il coach sa bene quali sono gli obiettivi di sviluppo e il perché degli stessi.
Nel secondo caso, invece, non essendo chiari il contesto e gli obiettivi aziendali, il coach, può essere vissuto come un intruso nella routine lavorativa delle persone, o, peggio ancora, come una “spia”(“ecco che viene questo qui per vedere come lavoro per poi riportare ai miei superiori”) o come uno “psicologo”(“i miei capi pensano che non stia facendo un buon lavoro, e che ho dei problemi, tant’è che mi mandano uno strizzacervelli”..)
Il coaching invece di essere vissuto come un aiuto per centrare gli obiettivi aziendali, rischia di essere visto come un aggravio al lavoro: gli obiettivi di coaching, nel percepito del coachee, diventano un ulteriore lavoro da fare, senza legami apparenti con gli obiettivi aziendali.
Il Counseling e il Coaching hanno ormai affermato la loro utilità nel mondo del rinnovamento personale e professionale. Le competenze che ognuno dei due approcci richiede sono fondamentalmente simili, anche se si differenziano nei campi per i campi di applicazione e le tecniche utilizzate. E’ utile, quindi, proporre alcuni elementi di riflessione, partendo dalle loro analogie ed esaminando poi le differenze.
Le analogie:
Premettendo che non sono modelli terapeutici, entrambi sono metodi di sostegno e sviluppo dell’essere umano: partono cioè dalla persona e dalle sue risorse interiori, come base per migliorare la realtà presente, in un’ottica di recupero ed espansione delle potenzialità individuali.
Entrambi quindi condividono una visione ottimistica della natura umana, delle capacità dell’individuo di superare gli ostacoli che lo hanno frenato, di recuperare talenti che aveva “sepolto”, di correggere schemi di comportamento e di pensiero che sono autolimitanti.
Il cliente, per entrambi, è il vero protagonista dell’incontro: la interazione è sinergica, per certi versi paritaria – anche se ovviamente il timone della conduzione del colloquio resta nelle mani del counselor o del coach. La “centratura” sul cliente rende entrambi i metodi molto adatti ad essere svolti in una relazione uno-a-uno, dove cioè il professionista segue un singolo cliente. Sono però frequenti anche interventi in contesti di gruppo, su tematiche specifiche.
La comunicazione è caratterizzata da:
Saper ascoltare in modo consapevole e profondo;
Saper negoziare significati condivisi delle situazioni;
Saper offrire risposte finalizzate alla crescita del cliente o al raggiungimento del suo obiettivo nel caso del coach.
La realizzazione di un contesto sicuro e degno di fiducia è un fattore fondamentale.
Entrambi i metodi aiutano a sviluppare competenze trasversali, che la persona potrà utilizzare nell’ambito della propria vita personale o professionale.
Sia il Counselor che il Coach sono legati a un “contratto” che stabilisce gli obiettivi che si vogliono raggiungere e che vengono “monitorati” lungo il percorso, che tende ad essere relativamente breve (attorno alle 10 sedute per un percorso individuale, anche se il numero può variare in relazione agli obiettivi che si vogliono raggiungere).
Le differenze:
Il Counseling si colloca tra le relazioni di aiuto e ha lo scopo di aiutare la persona a individuare nuove possibilità rispetto a disagi emotivi, situazioni complesse, relazioni in crisi, momenti di crescita e di cambiamento, scelte da compiere. Si usa dire che il Counseling è “l’arte di aiutarsi”; infatti aiuta la persona a scoprire la propria rappresentazione del mondo, a comprenderne la natura e le origini, e a modificarla laddove sia problematica e fonte di “ristrettezza” interiore. La rinnovata energia che emana da questo confronto mette la persona stessa in grado di trovare risposte nuove e diverse ai problemi che la stavano ostacolando.
Il Coaching aiuta a sviluppare caratteristiche e competenze personali, liberando potenzialità legate principalmente – ma non solo – all’ambito professionale, come ad esempio la capacità comunicativa, il lavoro in un team o la sua conduzione, la capacità di leadership, il miglioramento della propria efficacia in termini di governabilità del tempo e di riduzione dello stress. La capacità di trasformare in modo positivo questi fattori è cruciale per una performance professionale eccellente. Il Coaching quindi si focalizza maggiormente sulle azioni, gli obiettivi, il rendimento, le soluzioni, le strategie, i risultati.
Il Counselor e il Coach, ricevono volutamente, nella nostra Scuola, una preparazione di base analoga in modo che siano in grado di tarare di volta in volta il loro intervento, a seconda delle diverse esigenze del cliente.
Se ad esempio arriva come cliente una persona che sta attraversando un momento di difficoltà che mette alla prova il suo modo di scegliere, sentire e percepire, che si sta confrontando con un disagio emotivo o relazionale, l’attività sarà principalmente di Counseling. Altri esempi dove l’approccio è tipicamente di Counseling sono l’attraversamento di una “fase di passaggio” che richiede riflessione e trasformazione (una separazione; un lutto famigliare; la nascita di un figlio; un avanzamento di carriera; l’andare in pensione…), oppure il bisogno di una maggiore autorealizzazione. Quando si lavora come Counselor si pone l’attenzione su come aiutare il cliente a comprendere e governare meglio i propri processi interiori, con particolare attenzione alla sfera emotiva, sentimentale, relazionale e famigliare.
Se invece arriva una richiesta una persona che si rende conto di ottenere risultati inferiori a quelle che sente essere le sue potenzialità e i suoi talenti, che vive ormai con frustrazione questi limiti ed è alla ricerca di modalità efficaci per il cambiamento… allora il focus dell’operatore sarà nella direzione del Coaching.
L’approccio di Coaching è indicato anche alla persona che ha già ottenuto risultati validi e importanti, ma viene con il desiderio di alzare il livello della propria professionalità, acquisendo nuovi concetti, facendo nuove esperienze potenzianti, diventando più cosciente di come gestire con equilibrio la pressione professionale all’interno di una vita impegnata, realizzando nuovi traguardi.
In modo approssimativo si possono legare i due tipi di interventi a una modalità più ricettiva, empatica, relazionale, legata all’ascolto la prima, e più proattiva, cognitiva e di mentoring, la seconda. In realtà spesso i due confini sfumano, ed è bene conoscerli entrambi e utilizzare le diverse tecniche nei diversi momenti e a seconda delle diverse tematiche che lo stesso cliente può portare in tempi successivi. Sottolineo qui come il professionista formato a entrambi i modelli possa “tarare” di volta in volta il suo intervento, usando la sua sensibilità oltre che le sue competenze. (http://www.outplacement.it)
| EXECUTIVE COACHING | COUNSELING |
IL SERVIZIO | Strumento aziendale di consulenza al manager e all’imprenditore per lo sviluppo del potenziale | Strumento di supporto “personale” al superamento di criticità |
LA FIGURA PROFESSIONALE | Il coach è un “allenatore” che aiuta una persona a raggiungere una performance d’eccellenza. E’ un professionista del supporto alla persona in ambito professionale, di norma un consulente esterno all’azienda. Ha una buona conoscenza dell’organizzazione aziendale ma anche delle dinamiche e del funzionamento della persona. La FIC è la Federazione Italiana Coach. | Il counselor è uno specialista della relazione d’aiuto al superamento di momenti critici. E’ un diplomato o laureato che ha conseguito un percorso almeno triennale di specializzazione in Counseling. La sua professionalità si inquadra nell’ ambito delle relazioni di aiuto. Codice deontologico S.I.Co. (Società Italiana Counselor). |
OBIETTIVI E CONTENUTI | Il coaching è una metodologia che aiuta a sviluppare ed ottimizzare le competenze della persona/manager per raggiungere una performance efficace e competitiva all’interno dell’azienda. Il coach lavora sulle competenze trasversali del coachee (quindi non specialistiche tecniche). Durante gli incontri si instaura una relazione di fiducia, si definiscono obiettivi specifici ed una serie di azioni per raggiungerli. | Il counseling ha come scopo quello di coadiuvare la persona nel fare chiarezza e individuare nuove opzioni o possibilità per affrontare situazioni complesse, di crescita e/o di cambiamento, aiutandolo ad elaborare l’emotività connessa ad una data situazione critica. |
STRUMENTI | In generale tra gli strumenti del coaching abbiamo: rapport, ascolto attivo, definizione di obiettivi motivanti, tecnica delle domande, il feedback, definizione di un piano di azione. Di norma tutto ciò che aiuta la persona a prendere consapevolezza e assumere decisioni verso un obiettivo concreto. | Gli strumenti di approccio del counselor si basano fondamentalmente sull’accoglienza della persona, accettandola così com’è, sull’ascolto recettivo ed attivo mantenendo una momentanea sospensione del giudizio, sull’empatia che consente un’intesa non solo psicologica ma anche conoscitiva e spirituale. |
CONTESTI | L’intervento di coaching è applicabile a diverse situazioni come il cambiamento di ruolo interno all’azienda (orizzontale o verticale), l’ingresso in una nuova azienda, l’assunzione di ruoli di particolare complessità, la gestione di situazioni conflittuali, l’affiancamento nel passaggio generazionale, oppure nei momenti critici nella carriera del manager. | Il counseling può essere attuato in diversi contesti: – counseling individuale – counseling scolastico – counseling aziendale – counseling sessuologico – counseling per persone in situazioni di difficoltà |
RUOLI E RESPONSABILITÁ DELL’OPERATORE E DELL’UTENTE | Il coach è la guida e il responsabile del processo e della verifica del percorso verso il raggiungimento dei risultati. Deve garantire la riservatezza delle informazioni. Il coachee deve avere una relazione privilegiata con il coach, deve avere forte motivazione a crescere e raggiungere nuovi obiettivi, dimostrare disponibilità a mettersi in gioco e voglia di sperimentare nuovi comportamenti impegnandosi in azione concrete per raggiungere gli obiettivi definiti. | Il ruolo del counselor è quello di favorire lo sviluppo e l’utilizzazione delle potenzialità già insite nel cliente e lo aiuta a superare quei problemi che gli impediscono di esprimersi pienamente e liberamente, attraverso l’uso dell’ascolto attivo e del feedback. Il cliente è colui che, a causa di problemi personali o di periodi di difficoltà specifici, ha una performance scarsa e quindi necessita di un supporto e una correzione. Deve essere disposto e motivato ad esaminare la sua situazione sotto nuovi punti di vista |
TEMPI | Ha una durata massima di 6/8 mesi nell’arco dei quali avvengono 10/12 incontri complessivi, “vis a vis” (della durata di 2 ore) o telefonici (di 60/90 minuti). | Il fine degli incontri è la risoluzione dei quesiti del cliente. La durata dell’intervento è perciò quella strettamente necessaria al cliente e può variare da qualche incontro ad alcuni mesi. Gli incontri sono individuali, “vis a vis”, di 45/60 minuti mediamente una volta a settimana. |
© “Il Counseling ed il bilancio di competenze in azienda. Ipotesi di una sinergia professionale orientata alla persona e al business” – Dott.ssa Camilla Girelli