Quanti soldi ha in banca lo Stato italiano?

Quanti soldi ha in banca lo Stato? Di solito, quando si parla dei conti pubblici dell’Italia, si citano altri parametri come, per esempio, il debito pubblico, le entrate fiscali e la crescita del Prodotto Interno Lordo (Pil), ma la domanda su quanti soldi ha disponibili l’Italia non viene quasi mai fatta. Ma rilevazioni di questo tipo sono periodiche da parte di Eurostat.

Quanti soldi ha in banca lo Stato italiano?

Prendiamola alla larga: quanti soldi hanno in banca tutti gli Stati europei dell’eurozona, cioè quelli che hanno come moneta ufficiale l’euro? Nel primo trimestre del 2023 i soldi nei depositi bancari dei Paesi dell’eurozona erano pari a 1.082 miliardi di euro che rappresentano il 19,5% di tutti gli asset degli stati dell’eurozona. Si tratta di un numero esorbitante ma bisogna tener presente che gli asset liquidi sono destinati sempre a declinare alla fine di ogni anno perché molti pagamenti vanno a scadenza proprio a fine anno quindi è probabile che questa cifra resti più o meno invariata fino a dicembre per poi crollare e ricostituirsi nei primi mesi dell’anno prossimo.

I conti pubblici dell’Italia e la liquidità

Ma a che cosa serve a uno Stato tenere i soldi in banca? Serve per fare quello che ogni famiglia fa con i soldi sul conto corrente: paga le spese. Nel caso di uno Stato si tratta, in modo molto sintetico, di queste:

  1. Spese per il personale pubblico: Comprendono i salari e gli stipendi dei dipendenti pubblici, compresi gli impiegati statali, insegnanti, forze dell’ordine, personale sanitario, ecc.
  2. Spese per l’istruzione: Coprono i costi per l’istruzione pubblica, dalle scuole elementari alle università, inclusi materiali didattici, trasporto scolastico e formazione degli insegnanti.
  3. Spese per la sanità: Includono il finanziamento per ospedali pubblici, strutture mediche, programmi di prevenzione, acquisto di farmaci e personale medico.
  4. Spese per la sicurezza sociale: Comprendono pagamenti per pensioni, sussidi di disoccupazione, assistenza sociale e altri programmi di sicurezza sociale per i cittadini.
  5. Spese per la difesa: Coprono i costi per le forze armate, l’acquisto di attrezzature militari e la difesa nazionale.
  6. Spese per la giustizia: Comprendono il finanziamento del sistema giudiziario, il funzionamento delle corti, il sostegno legale per coloro che ne hanno bisogno e la gestione delle carceri.
  7. Spese per i servizi pubblici: Coprono i costi di servizi come la gestione dell’acqua, del gas, dell’elettricità e dei trasporti pubblici.
  8. Spese per la cultura e il patrimonio: Includono il finanziamento per biblioteche, musei, monumenti storici, programmi culturali e attività artistiche.
  9. Spese per le infrastrutture: Comprendono gli investimenti in costruzione e manutenzione di infrastrutture pubbliche come strade, ponti, ferrovie e altre opere pubbliche.
  10. Spese per la gestione e il funzionamento del governo: Queste spese riguardano il funzionamento dell’apparato governativo, inclusi i costi per i ministeri, gli uffici pubblici e le attività amministrative.

Quanti soldi ha lo Stato italiano in banca

Veniamo ai conti pubblici dell’Italia. Secondo Eurostat nel primo trimestre di quest’anno l’Italia aveva in banca 73 miliardi e 94 milioni di euro: quarti tra i Paesi dell’eurozona. Lo Stato che ha più soldi in banca è la Germania, la più grande economia del Continente. Alla fine del primo trimestre aveva 417 miliardi e 183 milioni di euro. Il secondo Paese più “liquido” dell’eurozona è la Spagna con 187 miliardi e 760 milioni di euro seguita dalla Francia con 131 miliardi e 53 milioni. Dietro di noi c’è l’Austria con 43 miliardi e e 540 milioni di euro.

La liquidità degli Stati e la pandemia

Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, la liquidità degli Stati dell’eurozona ha raggiunto il picco proprio nell’anno peggiore della crisi pandemica, il 2020. Nel quarto trimestre di quell’anno la liquidità degli Stati dell’Europa a 27 (non solo, quindi, quelli dell’eurozona) detenuta dalle banche è aumentata del 23,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Significa, in pratica, che gli Stati europei hanno usato, negli anni successivi al 2020, la liquidità per finanziare il deficit accumulato a causa dei vari sostegni all’economia e alle famiglie decisi proprio nel 2020. E questo vale anche per l’Italia.

Con una differenza, però: il picco della liquidità “bancaria” dell’Italia si è avuto nel terzo trimestre del 2021 quando sui conti correnti lo Stato aveva 146 miliardi e 592 milioni di euro. 

I dati si riferiscono al: primo trimestre 2023

Fonte: Truenumbers.it - Eurostat